“Non mi amo e penso di non valere nulla. Ho ragione?“. Alcune persone non hanno neppure bisogno di fare una simile affermazione, il loro atteggiamento parla al posto loro. La risposta ricorrente a questa domanda è “Ma no non è vero che non vali nulla, devi amarti...” ma ci si può amare a comando?
La risposta non è semplice perchè neppure la domanda lo è: viene cercata all’esterno la risposta a una domanda che è soprattutto interiore ovvero quella della ricerca del proprio valore agli occhi di se stessi. Ciò che complica ancora di più la situazione è che questa domanda è alimentata dalle opinioni altrui. L’amore per sè stessi non parte da sè per formare dei cerchi concentrici attorno a sè perchè questo modo di amasi sarebbe narcisistico. L’amore per sè stessi è strettamente connesso agli altri: è perchè si è stati amati che ci si può amare e amare le persone attorno a noi. Non è dunque staccandosi dallo sguardo degli altri che si impara ad amarsi bensì godendo dei rimandi positivi che gli altri ci inviano e avendo a propria volta uno sguardo benevolo sugli altri. È un circolo virtuoso che si nutre di benevolenza, accoglimento e dono.
Non siamo tutti uguali
Non siamo tutti uguali difronte all’attitudine ad amarci. Prima di tutto perchè quest’ultima dipende dal modo nel quale siamo stati amati nell’infanzia: alcuni imprinting precoci legati alla carenza di affetto possono accompagnarci per molto tempo se non abbiamo la possibilità di liberarcene. Anche aver sentito durante l’infanzia il continuo ripetere ” tu non vali, non vai bene” non aiuta a costruirsi una buona stima di sè. Così come aver avuto un genitore che considerava se stesso privo di valore può essere una eredità ingombrante.
Mi amo o non mi amo
Non mi amo ho torto o ho ragione? E se come spesso accade la domanda fosse un’altra: ho voglia di amarmi e di scoprire che valgo o che vado bene come sono? Quali vantaggi ho nel non amarmi e trovarmi senza valore? Cosa rischio amandomi? Penso che sia una buona cosa amarmi? Accettare di porsi lucidamente queste domande è il primo passo verso il cambiamento.
Se lo si desidera è possibile raggiungere uno sguardo più positivo su di sè per esempio attraverso un percorso terapeutico individuale o di gruppo, scegliendo di imparare a coltivare uno sguardo positivo nei confronti della vita. Si può per esempio decidere di tenere un diario dove scrivere ogni giorno momenti di felicità e di benessere anche quelli che ci sembrano poco significativi: qualcuno che ci ha aiutato, un cielo blu, un bel paesaggio, un sentimento piacevole etc. Ce ne sono per forza: quando li si cerca li si trova e si impara così poco a poco ad aumentare la propria sensibilità al positivo. A forza di coltivare questo sguardo positivo sulla vita e sugli altri si finirà per provare più dolcezza anche verso se stessi.
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