Cos’è un trauma psicologico?
Il trauma psicologico è molto frequente e costituisce uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo di disturbi psicologici, in particolare di disturbi d’ansia, come il disturbo post-traumatico da stress, ma non solo.A livello generale per trauma psicologico si intende qualsiasi evento recepito dalla persona come estremamente stressante.
- Può trattarsi di una minaccia all’integrità fisica, propria o di altri, o all’identità psicologica (traumi con la T maiuscola). Questi eventi producono reazioni emotive e corporee importanti, che non sempre il cervello riesce ad elaborare. Quando l’elaborazione del trauma psicologico non avviene spontaneamente, le emozioni e le sensazioni corporee si bloccano e si costruiscono reti neuronali disfunzionali che compromettono il normale funzionamento psichico e il benessere della persona.
- Anche senza aver subito traumi psicologici con la “T” maiuscola, tutti noi abbiamo subito traumi con la “t” minuscola. Per alcuni può essere stato traumatico essere umiliati alle elementari da un maestro troppo duro, per altri essere mollati, improvvisamente, dal proprio partner; per molti può essere traumatica la perdita del lavoro, oppure un divorzio o la perdita di una persona cara, ma anche un giudizio ricevuto. Eventi che potenzialmente posso scatenare un trauma psicologico molto spesso possono riguardare anche esperienze di trascuratezza o mancanza di rispetto e accudimento, che influiscono sul senso di valore dell’individuo, sulla sua sicurezza, sull’autostima e sul suo senso di efficacia personale.
L’impatto del trauma psicologico è soggettivo. A seconda delle caratteristiche di personalità, dell’ambiente circostante, della struttura emotiva e cognitiva di ogni persona un evento può essere più o meno traumatico.
Quali sono i sintomi dei traumi psicologici?
Non si possono individuare in modo univoco i sintomi che si possono presentare in seguito ad un’esperienza traumatica. Essi variano al variare della gravità del trauma psicologico e dipendono dalla risposta soggettiva di chi lo ha subito.
La prima risposta all’esperienza traumatica è emotivo-corporea. Nel caso di un trauma psicologico irrisolto è impedita l’elaborazione delle emozioni e delle sensazioni corporee le quali, permanendo nel cervello oltre la conclusione dell’esperienza, sono pronte a riattivarsi in situazioni simili a quella traumatica. Per esempio, chi ha avuto un incidente d’auto può continuare a sentirsi a disagio in macchina. Questa iperattivazione emotiva e corporea può portare allo sviluppo di un Disturbo Post Traumatico da Stress.
Disturbo Post Traumatico da Stress
Che cos’è il disturbo post traumatico da stress?
E’ un disturbo che si manifesta in soggetti che hanno vissuto un terribile stress emozionale, al di fuori della consueta esperienza umana (aggressioni, gravissimi incidenti, stupri, combattimenti, catastrofi naturali) e consiste sia nel rivivere il trauma attraverso sogni o fantasie ad occhi aperti, sia nell’evitare accuratamente ciò che lo ricorda, manifestando un persistente aumento della vigilanza, in una condizione di base caratterizzata da depressione, ansia e difficoltà a concentrarsi. Ne sono descritti tre tipi che si differenziano per modalità d’insorgenza e durata:
- Il primo può insorgere immediatamente dopo il trauma e durare da uno a tre mesi, nel primo mese prende il nome di Disturbo Acuto da Stress.
- Il secondo tipo ha sintomi che durano più tre mesi.
- Il terzo tipo ha insorgenza tardiva, mesi o anni dopo il trauma.
Un aspetto rilevante nell’insorgenza del disturbo post traumatico da stress è il grado di esposizione diretta dell’individuo. In una stessa circostanza, come ad esempio un attentato terroristico o un terremoto, il fattore chiave non è la sola esposizione all’evento, ma il grado e la durata del coinvolgimento diretto e la vicinanza al centro fisico dell’evento traumatizzante: maggiore il coinvolgimento, maggiore il rischio di disturbo post traumatico da stress. Nella genesi del disturbo l’elemento di minaccia all’incolumità fisica ha quindi un impatto diretto.
Fattori che riducono il rischio di sviluppare un DPTS sono: possibilità di fuga e di risposta attiva, riduzione del tempo di esposizione al trauma grazie ad un intervento esterno, possibilità di avere un supporto familiare e/o sociale immediato.
Quali sono i sintomi del disturbo post traumatico da stress?
- La ri-esperienza dell’evento traumatico: è caratterizzato dalla sofferenza data dal rivivere l’avvenimento attraverso immagini, pensieri, percezioni e incubi notturni relativi all’evento stesso. Un altro sintomo è l’agire o il sentire come se l’evento stesse per ripetersi.
- L’evitamento di stimoli che ricordano l’evento traumatico: è presente un intenso malessere psicologico a stimoli che ricordano o simbolizzano il trauma, come l’anniversario o una cerimonia che ricordi l’evento, scene di guerra in un filmato, etc. L’evitamento consiste nell’evitare tutti quegli stimoli che ricordano la situazione traumatica. Il soggetto può evitare di incontrare altri sopravvissuti e di tornare sui luoghi dell’evento. In caso di violenza avvenuta entro le pareti domestiche, il soggetto può preferire cambiare abitazione ed evitare il quartiere.
- Intorpidimento emozionale: L’intorpidimento emozionale si manifesta con diminuzione dell’interesse per il mondo e per le proprie attività, senso di distacco ed estraniamento dagli altri, incapacità a provare coinvolgimenti intimi d’amore o affetto come prima. Può anche essere presente il senso di scomparsa del proprio futuro, come se il soggetto fosse incapace di vedere la possibilità di avere una lunga vita, un matrimonio, una carriera di lavoro, dei figli.
- Iperattivazione persistente: un costante stato di allerta, ipervigilanza, reazioni di trasalimento verso stimoli ambientali improvvisi, ma innocui. Strettamente correlata è un’esagerata reattività neurovegetativa. Spesso sono presenti difficoltà ad addormentarsi, a concentrarsi e scoppi di rabbia immotivata. Sul piano clinico sono frequenti anche sintomi quali cefalee, vertigini e altri disturbi somatici minori.