La psicoterapia ha aiutato molte persone, altre si sono affidate alla fede od ad altre reti di sostegno. Ma in un mondo dove siamo testimoni diretti di eventi raccapriccianti riportati con estremo realismo dalla televisione o sulle prime pagine dei giornali è sufficiente un sostegno verbale? Come risposta a un bisogno diffuso stanno entrando in scena farmaci per combattere la paura. Potremmo limitarci ad ingoiare una pillola per spegnere le nostre ansie? E soprattutto faremmo bene a farlo o no?
La paura non è solo uno stato mentale ma anche chimico. La sensazione di allarme nasce nei circuiti del cervello: è una reazione fisica a un pericolo. Se quest’ultimo è diretto e reale la paura ci aiuta a proteggerci. Essa però ha anche una componente genetica: un topo indietreggia spaventato all’odore di una volpe anche se è sempre vissuto in laboratorio. E lo stesso vale per l’uomo: ci spaventiamo automaticamente in situazioni che erano una minaccia per i nostri antenati.
Chimica della paura
Quando ci sentiamo in pericolo il metabolismo va su di giri, anticipando un bisogno imminente di difendersi o fuggire. La risposta di attacco o fuga è stata descritta per la prima volta da Cannon. Egli osservò che gli animali compreso l’uomo reagiscono ai pericoli con una scarica ormonale innescata dal sistema nervoso. Il corpo riversa ormoni vasocostrittori che accelerano il battito cardiaco. Accelerando il cuore pompa più sangue mentre i nervi scaricano più rapidamente, la pelle si raffredda, gli occhi si dilatano per vedere meglio e le aree del cervello implicate nei processi decisionali ricevono il messaggio “agisci!”.
Al centro di questo meccanismo c’è l’amigdala che elabora le emozioni primordiali della paura, dell’odio, dell’amore e della rabbia che abitano tute nel cervello profondo il sistema limbico che abbiamo ereditato dagli animali nostri antenati.
Errori di valutazione
Quando una persona ha imparato a provare paura di qualcosa può continuare ad associare a essa una sensazione di terrore. Ma a differenza dei topi noi umani possiamo allarmarci per eventi di cui abbiamo solo letto o sentito parlare e dunque per disastri mai vissuti in prima persona. Se non siamo capaci di reagire dentro di noi scatta l’ansia. A complicare il problema spesso non sappiamo valutare accuratamente il livello di minaccia. Tendiamo a personalizzare il rischio oltre il necessario e a provare un senso non realistico di pericolo quando veniamo a sapere di un brutto episodio accaduto a qualcun altro.
Iniezioni di coraggio
Che cosa si può fare contro questa paura irrazionale? Una cura universale non esiste anche perché i sintomi variano da un individuo all’altro. Una persona può sentirsi destinata a un futuro infausto a causa di una tendenza familiare al pessimismo. L’organismo di un’altra persona può rilasciare gli ormoni di attacco o fuga più facilmente della media della popolazione. Fino ad ora la psicoterapia e la conseguente rieducazione sono stati la principale soluzione. Oggi le ricerche suggeriscono che potremmo integrarle con una semplice pillola capace di bloccare la ricezione o la produzione dei segnali della paura. Annebbiare i ricordi che fanno paura con pillole però non è a stessa cosa di rieducare il cervello in modo che sia più attrezzato ad affrontare le situazioni future. A prescindere dallo sviluppo di questi farmaci, la psicoterapia continuerà a svolgere un ruolo importante nella terapia della paura. Corriamo infatti il rischio che i nuovi rimedi farmacologici ci mantengano razionali e impassibili di fronte a situazioni che dovrebbero preoccuparci, intristirci, offenderci, oppure ispirarci; che le nostre anime trattate con i farmaci rimangano piatte, indifferenti a ciò che capiterà a noi o intorno a noi.
La paura è un’emozione dalle radici profonde difficile da controllare per il cervello: a volte non possiamo proprio evitarla. Se una paura riesce ad essere dimenticata è perché una nuova emozione la sostituisce. Per vincere la paura dobbiamo smettere di personalizzarla troppo. Dobbiamo opporci a coloro che gonfiano il bisogno di reagire facendo sembrare ancora più reale la minaccia. Dobbiamo riconquistare il nostro equilibrio mettendo ordine negli aspetti della nostra vita che possiamo controllare e sostituire la nostra paura fittizia con un coraggio vero.
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